La nostra casa non è sono solo un susseguirsi di superfici coperte e ambienti chiusi, anzi,
balconi, terrazzi o giardini che siano, spesso rappresentano, soprattutto
d’estate, il cuore della casa, e avere un piccolo spazio in cui concedersi
momenti di relax, rilassarsi facendo giardinaggio, soprattutto in città, può fare davvero la differenza.
Per poter rendere questi spazi esterni accoglienti e
funzionali non necessariamente si deve disporre della superficie di Villa
Borghese, farsi progettare giochi d’acqua o orti botanici, molte volte basta anche
una piccola terrazza dove, razionalizzando gli spazi, si potranno
piantare le essenze giuste per crearsi un piccolo angolo di Paradiso anche al
5° piano di una palazzina degli anni ’60, questo evidentemente si riferisce a
chi ha il privilegio di possedere degli spazi
privati, ma in loro assenza, come ci si può ritagliare la propria oasi di
verde in città e magari condividerla anche con altri vicini o amici?
Avete mai pensato di rivitalizzare
un luogo ormai abbandonato e totalmente dimenticato ma presente in quasi tutti
i condomini?
Mi riferisco alla terrazza
condominiale, quella che la maggior parte delle persone non ha visitato
neanche una volta nella vita, quella che forse nella migliore delle ipotesi
ospita i locali per le riunioni condominiali, che viene usata solo per
raggiungere antenne e parabole, che ci si ricorda di avere solo quando si legge
tra le voci spesa di un Capitolato redatto
per opere di manutenzione, che va al più presto risistemata, ormai totalmente
ammalorata, a causa dell’oblio a cui da anni è relegata, essendo
ormai giunta ad uno stato di conservazione che rappresenta solo un problema per
chi, vivendo all’ultimo piano, se la
trova come solaio di copertura, con relative infiltrazioni, distacchi di
intonaco, muffa e umidità…
Chi ha detto invece che questa non possa essere una risorsa da riscoprire e valorizzare?
È certo che molte città del mondo, dal punto di vista
urbanistico sono figlie della cattiva pianificazione avvenuta in risposta al boom demografico, alla conseguente e crescente domanda di
alloggi di alcuni periodi storici che ha comportato, in molti casi, zone dove
parchi o aree verdi non fossero affatto contemplati, causando oltre che una cattiva urbanistica, anche un notevole malessere sociale, determinando solitudine, incomunicabilità,
emarginazione e in una città non certo a
misura d’uomo, in uno scenario dove
si trovano, citando “ Il ragazzo della Via Gluck” di Celentano, “solo case su
case, catrame e cemento”, è facile scivolare nella depressione autoemarginandosi,
o peggio nella criminalità.
Dunque come fare a
ripartire in uno scenario periferico?
Perché non prendere spunto da città densamente popolate come Tokio, dove nell’ultimo decennio,
hanno iniziato a “rubare” spazio al cemento, a favore del verde.
Lì si è iniziato a riscoprire il valore dimenticato delle terrazze comuni, così da compensare la
mancanza della vegetazione creando delle vere e proprie zone collettive, curate
da tutti, anche adibite ad orti urbani, unendo così la socializzazione con l’utilità di autoprodursi frutta e verdura a Km 0.
A Tokio anche sui tetti di alcune stazioni ferroviarie si sono posizionati orti urbani. Così, mentre i passeggeri di cinque stazioni
della Compagnia ferroviaria dell’Est del Giappone (JR-EAST), aspettano i treni, possono salire sul tetto per vedere
gli orti, rendendo così l’attesa più piacevole, riposare, o persino dare una
mano nelle coltivazioni.
La porzione di terreno viene affittata mettendo a disposizione anche tutti gli strumenti utili alla sua coltivazione,
si forniscono semi, attrezzi, ma anche aiuto di esperti per il mantenimento. Questi orti hanno
riscosso così tanto successo che esiste persino una lista di attesa. L’idea pertanto è di estendere questo progetto ad
altre stazioni o quartieri del Giappone, al fine di promuovere città sempre più ecologiche, di rivalutare spazi inutilizzati e di
aggregare le persone.
Tornando alle nostre latitudini, possiamo dire che pian piano
qualcosa si muove anche da noi, ad
esempio, anche il Comune di Roma ha
istituito degli Orti Urbani, in particolare ha destinato alcune aree rurali
periurbane ed extraurbane abbandonate a coltivazioni ortofrutticole.
L'area territoriale destinata a queste coltivazioni viene così strappata
al degrado e all’abbandono, tutelando e proteggendo il suolo e allo stesso
tempo consentendo ai cittadini di riappropriarsi
del loro territorio.
Queste esperienze fanno ben sperare, se in tutto il
territorio fossero recuperate aree degradate trasformandoli in orti urbani,
sarebbe uno stimolo per fomentare il
concetto di comunità, unire le forze per un ideale comune, socializzare, ma
anche e soprattutto diffondere energia
positiva per risarcire la città offesa e ferita da tanta edilizia
intensiva, incuria, smog e degrado.
Ad ogni modo, visto che i cambiamenti avvengono sempre gradualmente
si potrebbero assumere questi valori di socializzazione
e collaborazione anche in una più piccola
realtà, come quella del condominio,
così da ritrovarsi la sera, dopo una giornata di lavoro tutti su in terrazza per innaffiare le piante,
raccogliere i frutti, o semplicemente intrattenersi in una chiacchierata
prendendo il fresco la sera d’estate come facevano i nostri nonni…
Anche i bambini potrebbero avere un angolo
della terrazza a loro dedicato, potrebbero riscoprire i giochi più classici, fare
sculture di creta o addirittura giocare
con la terra, si potrebbero organizzare feste, e persino conoscere il
proprio vicino di pianerottolo, quello a cui tutte le mattine ci limitiamo ad
augurare il buongiorno, ma che stentiamo a riconoscere quando dovessimo
incontrarlo in un altro contesto.
Forse con questo “stratagemma”,
si potrebbero anche limitare gli alterchi nelle riunioni di condominio,
riscoprire la coesione e il contatto con
la natura, sempre terapeutico sia per l’animo che per il fisico, quindi
perché lasciare nell’oblio spazi con così grande potenziale?
Vediamo dunque nello specifico qualche idea su come rendere
vivibile il tetto del proprio condominio. Innanzitutto si può pensare di
trasformarlo totalmente, o solo in parte in un cosiddetto ”tetto verde”.
Il tetto verde si
può realizzare coprendo totalmente o parzialmente di vegetazione la propria
copertura, normalmente è costituito da una membrana impermeabile antiradice, un
manto a protezione, uno strato di drenaggio, un tessuto di filtro, un substrato
per le colture, quindi la vegetazione.
Questo sistema presenta normalmente spessore e peso ridotto
per far sì che possa essere posato tranquillamente sui solai di copertura e
richiede scarsa manutenzione, poiché viene utilizzata una vegetazione composta
da piante in grado di sopravvivere in situazioni di estrema siccità, con alte
capacità di rigenerazione e auto propagazione.
Il suo impiego tra l’altro garantisce diversi benefici all’edificio, come alto
livello d’isolamento con protezione da sole e pioggia e sbalzi termici, garantendo così una maggiore durata alla membrana di
impermeabilizzazione del tetto e risparmio
energetico, la regolazione del
microclima, grazie all’abbassamento della temperatura dell’ambiente urbano circostante,
la riduzione dell’effetto delle isole di calore urbane, l’assorbimento di CO2, la riduzione delle polveri
sottili, migliorando così la qualità
dell’aria, la regimazione delle acque
piovane, con relativa riduzione del carico e dei conseguenti rischi di
straripamento, isolamento acustico,
e notevole incremento della qualità estetica, della sensazione di benessere dei
fruitori con normale aumento del valore
del fabbricato.
I tetti verdi sono di due tipi, quelli intensivi, i più pesanti, che possono accogliere diverse varietà di
piante, anche quelle più grandi, e quelli estensivi,
più leggeri, che richiedono una profondità anche minima di terreno.
Nel caso del tetto intensivo sulla struttura dell’edificio
si deve prevedere un sovraccarico di 400-750 kg/m2, contro i 60-250
kg/m2 del “tetto verde estensivo”, quindi a monte, sarà importante far
verificare queste caratteristiche tecniche del solaio di copertura.
È certo che l’optimum sarebbe
poter realizzare un tetto verde, ma nel caso in cui non si riuscisse a trovare
accordo tra condomini, o si preferisce optare per interventi più leggeri si può richiedere un progetto per esterni, e, sempre senza tralasciare lo studio previo
dell’analisi dei carichi, si può partire magari dalla divisione del terrazzo in aree differenti, alcune per le attività
degli adulti, con tavoli e sedute per incontrarsi, organizzare un aperitivo o ricevere
amici, altre per le attività ludiche dei bambini con piccoli spazi attrezzati con alcuni giochi da
esterni, quindi delle zone contraddistinte dalla presenza di aiuole leggere o fioriere che accolgano
varie essenze, ottima idea può
essere dedicare uno spazio alle piante
aromatiche, che oltre ad essere molto resistenti, regalano sempre colori
vivaci e profumi delicati, a questo tipo
di essenze si possono aggiungere anche arbusti mediterranei, senza tralasciare
l’angolo degli ortaggi, anche se,
ovviamente questo tipo di pianta richiede maggior
cura, ma è certo che se si decide di realizzare una terrazza verde, è perché
la si vuole vivere, dedicarsi alla
cura delle piante e ai piccoli interventi di manutenzione quotidiana; tutto
deve risultare piacevole e essere visto come un antidoto allo stress; e, sempre
per incentivare la coesione condominiale,
si possono dividere i compiti, ci si può riunire in gruppi per annaffiare le
piante o seminare nuove essenze, ma anche salire su in terrazza da soli
regalandosi momenti di relax leggendo un
libro dopo aver dato da bere ai gerani.
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